venerdì 18 settembre 2015

A far l'amore con...

“Le sue mani sulle mie nudità disegnavano uno dei quadri più belli che avessi mai visto.” 

Un artista non è tale se non riesce a trasformare l'atto sessuale in arte. 
Amare forte qualcuno, amarlo al punto di voler sfiorare il suo corpo e memorizzare tutti quei punti, pallidi, che rabbrividiscono al tocco. 
Amare ancora, non averne abbastanza, volerne sempre di più. 
Stringere, lasciare, carezzare, respirare affannosamente e perdere le parole nei baci. 
Ripercorrere lo stesso corpo più e più volte. Ricordarselo. 
Un neo, una voglia. La voglia di possedersi. 
Di sentirsi al proprio posto, di posare la testa sul petto e sentire il tempo scandito da battiti irregolari di un cuore innamorato. 
Grandi artisti, grandi amanti. 
Keats faceva l'amore in un letto completamente bianco. Keats era fluidità di corpi intrecciati. 
Goethe piangeva. 
Amava sempre troppo. 
Passionale, violento quanto basta, desideroso di amore forte. Piangeva Goethe. 
Van Gogh faceva l'amore in un letto giallo. Almeno lì doveva trovarsi questa maledetta felicità. 
Almeno lì qualcosa doveva riempirlo. 
Almeno lì. 
Kierkegaard faceva l'amore e lasciava tocchi malinconici sul corpo della sua donna. Kierkegaard amava ad occhi tristi. 
Kierkegaard amava con la consapevolezza che sarebbe stata distruzione assicurata. 
Schopenhauer non amava. Schopenhauer occupava tempo. Schopenhauer aveva amato troppo per amare ancora. 
Picasso era diretto. Picasso era pittore. Picasso stringeva la donna dove erano le sue imperfezioni. Picasso amava gli errori. 
Picasso amava coloro che si trascinavano dentro una languida nostalgia. 
Monet faceva l'amore su un letto di ninfee, ogni volta ad un'ora diversa. Con un diverso sentimento. Con una diversa intensità. Con la stessa persona amata. Monet amava piano. Monet amava la delicatezza dell'essere. Monet voleva impressioni da esprimere poi con l'arte. 
Klimt voleva amarle tutte. Klimt amava l'atto. Klimt amava l'amore. Passionale, deciso. Dritto al sodo. Klimt voleva vederle godere, e le amava. Le amava tanto. E aspettava qualcuno che lo amasse così, per l'artista disperato che era. Per il testardo senza scampo. 
Magritte ha sempre aspettato. 
Aspettando si è ridotto ad un amore platonico. Ama l'idea. Sente nostalgia di due corpi uniti. Sente la voglia di non sapere dove inizi e finisca l'altra persona. 
Magritte aspetta. Magritte si è perso in un immaginazione. 
Joyce fa l'amore parlandoti. Joyce ti stringe e sussurra alle tue orecchie tutto ciò che senti, come fossi tu a bisbigliare, affannosamente. 
Joyce lo sa. 
Schiele ride di chi ama, ma ama forte. Schiele cerca nell'amore la rivincita contro la morte. Ma anche quella è 'fare l'amore', anche quella porta all'amore. Amore e morte. Schiele e l'amore. Corri Schiele. 
Ama Schiele. 

Sono solo fantasie. Mi piace immaginare come sia fare l'amore con personaggi simili. Reietti. 
Mi piace pensare al differente modo di porre le loro mani sul mio corpo.
Chi ci scriverebbe poesie, chi ci farebbe un quadro. 
Diversi modi di amare, la stessa voglia di farlo. Ancora. 
Ancora.


Non so se siate stati felici di leggere un articolo così, un po' fuori dal normale. Tuttavia ci tenevo a condividere ciò in voi. 
Alla prossima! 

-Silvia Bottero, Claudia della Monica 

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