lunedì 31 agosto 2015

Le migliori serie tv del 2015

Il 2015 con l’avvento di Netflix è diventato l’anno delle serie tv. C’è stato infatti l’esordio di decine di serie tv molto interessanti , ecco a voi la nostra classifica.


5. Unbreakable Kimmy Schmidt
L a serie segue le vicende di Kimmy Schmidt , una ragazza sequestrata da una setta religiosa e liberata 15 anni dopo che si trasferisce a New York per cominciare una nuova vita. Prodotta da Tina Fey , è una commedia brillante e divertente che racchiude in sé tutti i tipici clichè sulla città di New York . Ottima l’interpretazione di Ellie Kemper .


4. Raised by Wolves
Prodotta da Channel 4 parla di una famiglia disfunzionale  , pazza ed eccessiva ( avete presente Shamless ? Triplicatelo ) dove i figli sono cresciuti ‘’ dai lupi’’. I personaggi principali sono le due sorelle maggiori Aretha e Germaine  diverse non solo fisicamente ma anche caratterialmente , la prima introversa , magra e rossiccia , l’altra iperattiva e robusta; e la matriarca Della , una donna piena di sé e con un atteggiamento mascolino. Consigliato a chi è amante del black humor.


3.Odd Mom Out
Ispirato alle vicende di Jill Kargman , la serie tv mostra in una chiave ironica e anche un pizzico pungente la ricca classe dell’Upper East Side di New York  , protagoniste sono le bellissime e trendy mamme newyorkesi , così ricche e belle che Jill si ritroverà ad essere la pecora nera del gruppo.


2. Mr Robot
Targata USA Network , la serie è incentrata sul giovane Elliot un programmatore e impiegato presso un’azienda di sicurezza informatica , che dopo essere riuscito ad arginare un attacco informatico , viene contattato da un gruppo segreto di hacker il cui fine ultimo è quello di attaccare e distruggere la Evil Corp. La Evil Corp è simbolo di critica verso tutte quelle corporazioni che si arricchiscono sfruttando i cittadini e illudendoli con la prospettiva di un futuro migliore. Una serie tv innovativa e sempre in bilico su ciò che è lecito e non.


1.Outlander

Tratto da una saga letteraria scritta da Diana Gabaldon , narra le vicende di Claire Beauchamp , un’infermiera di guerra sposata con lo storico Frank Randall. I due decidono di partire ad Inverness , per recuperare il loro rapporto , ma durante una visita al cerchio druidico di Craigh na Dun , Claire viena catapultata nel 1743 , periodo storico caratterizzato dalla ribellione delle truppe scozzesi alle invasioni delle truppe inglesi. E’ in quest’epoca che conoscerà Jamie Fraser , un giovane guerriero che l’aiuterà a ritornare alla sua epoca. Scenografie pazzesche , i paesaggi scozzesi arricchiscono ancor di più quest’emozionante serie , buoni gli attori , perfetta soprattutto la chimica tra i due protagonisti .  


- Maria Torromeo

venerdì 28 agosto 2015

Ridatemi il dettaglio d'un sorriso.

Quando ti affacci dalla finestra, cosa vedi? In una strada affollata, stracolma di esseri umani immersi nella loro quotidianità, cosa noti?
Passeggiando tra le aiuole e i marciapiedi coperti da sigarette e siringhe, a cos'è che pensi?
Sono domande a cui non trovo risposta.
Sono troppo impegnata a pensare a irrecuperabili quesiti e interrogativi ormai insanabili e smarriti.
Voglio riconquistare il tempo, voglio riprendermi lo spazio e riciclare tutta la materia sprecata e consumata da dilemmi e dubbi.
Non voglio che tutto rimanga un'incognita, non sono una persona spronata da insignificante superficialità. Io non sono superflua.
Voglio solo sedermi su una panchina e tastare il legno da cui è composta e notare il "Mamma!! io non voglio andare a scuola domani!" Di un bambino iperattivo e vivace, una casalinga che :" Stasera venite a cena da noi? Cosa portate?" Alla coppia di amici senza figli.
Voglio scorgere sorrisi scolpiti sui visi, il disappunto delle anziane signore ai tavolini del bar alla vista di una dodicenne in minigonna, udire l'urlo di un neonato in carrozzina e le risate isteriche di un gruppo di amiche.
Voglio percepire tutti i suoni e fonemi, gli odori e gli aromi delle piazze che visito.
Tutto ciò che facevo una volta, prima che mi trovassi occupata a sentire tutto il male del mondo, che, ha reso ciechi tutti i miei sensi.
Mi ha trasformato in un automa che contribuisce alla mestizia e all'angoscia di questo pianeta.
Reclamo, con gentilezza, sorrisi e cordialità per sbiadire questa 
macchia nella mia mente.

-Marina D'Avello

lunedì 24 agosto 2015

L'arte appartiene all'eternità

"Nessun opera d'arte erotica è una porcheria, quand'è artisticamente rilevante, diventa una porcheria solo tramite l'osservatore, se costui è un porco."

(Egon Schiele - "Ritratto d'artista")


Buonasera cari lettori!
l'ultima volta ci siamo lasciati con una riflessione che univa il concetto di "espressione artistica" a quello di "dolore".
Oggi desideriamo dedicare questo articolo a uno degli esponenti dell'Espressionismo del primo '900: Egon Schiele.


Sebbene abbia avuto una breve esistenza, il suo talento sboccia sin dalla tenera età e lo porterà a divenire uno dei più grandi tra i grandi.
Ciò che va' a caratterizzare la sua vasta produzione artistica è la volontà di trasmettere, attraverso pennellate decise, corpi contorti, paesaggi spogli, il grande dissidio interiore che lo logorava.
Della sua sofferenza, Schiele ne ha fatto una forza. Fulcro del suo successo saranno tutta quelle serie di esperienze che lo andranno a caratterizzare come individuo nella storia.
Lo stile di Schiele richiama molto quello di Klimt sopratutto per l'interesse nei confronti dei corpi nudi e della sessualità maschile.
Egli concentra la sua attenzione artistica sulla figura umana, prendendo a modello sopratutto le donne che vissero con lui e ritraendole anche nei momenti più impensati (ritrasse l'ultima moglie durante l'agonia dovuta all'influenza spagnola).
La figura femminile viene vista come oggetto del desiderio, sebbene le donne ritratte indossino sempre un'espressione altera e sicura, che non trapela debolezze.
Le donne ritratte urlano nel silenzio della loro anima un senso di inadeguatezza nei confronti della società di cui son schiave.
 I colori son scuri, ben delineati, quasi a voler porre tutta l'attenzione dell'osservatore sul soggetto e basta.
L'ambientazione, spoglia e malinconica, funge da collegamento diretto con l'anima logorata e disperata dell'autore stesso. In questo modo va' ad apporre un'introspezione psicologica degna di nota, in cui ambiente e soggetto, sebbene ben delineati, entrano a far parte del medesimo meccanismo.
Ciò fa' sì che Schiele sia (implicitamente) presente in ogni sua opera e ne diventi un elemento sostanziale.
A questo punto si può affermare che non esiste più distinzione tra 'arte' e 'artista'. Non serve più. Essi sono strettamente necessari per la piena realizzazione di un qualcosa di più maestoso. Essi sono la chiave del magnifico.
Molto spesso, autori come Schiele (e più avanti vedremo ancora meglio con Klimt) vengono declassati e ridotti a 'pervertiti con disturbi'.
L'ossessione per il sesso, la voglia di superare questo tabù, il desiderio bramoso di averne ancora e ancora risiede, per la maggior parte, nell'occhio che si posa, superficalmente, sulla tela.
L'intento di Schiele non era atto all'aumento della masturbazione o del tasso dei segaioli (anche allora esistevano, non fate gli schizzinosi), ma quello di andare a criticare l'ipocrisia borghese e cristiana del tempo.
Era voglia di cambiare un meccanismo in una società mediocre, superficiale e prettamente falsa. Oggi come oggi, penso che sia più semplice, così come allora, catalogare tutto secondo considerazioni frivole e insensate. Tuttavia viviamo di magre illusioni. Tuttavia ci lamentiamo, e al tempo stesso non facciamo nulla.
Noi, personalmente, abbiamo imparato ad amare le opere di Schiele tardi, imbattendoci in una delle sue tele più famose: "L'abbraccio" (Gli Amanti).

 Ci colpì l'espressione della donna: arresa ai desideri di un uomo che sembra stia vivendo un'agonia lancinante. Lei è la vita a cui lui si avvinghia, la speranza di non morire, ma al medesimo istante, di farlo con accanto qualcuno.
Non stanno facendo l'amore. Non vi sono carezze, non emerge la piena unione dei due. Il loro abbraccio è un necessario e insaziabile attaccamento alla vita che sta scivolando via, silenziosamente. Tuttavia è soprattutto un allontanamento da essa, o se volete un estremo legarsi alla morte come se essa fosse finalmente 'riparo dai mali di vivere'.

"Tutto nella vita è morte; ogni atto ha un carattere di cessazione, di distruzione e più di ogni altro l'atto erotico: amare passionalmente, amare carnalmente, è un po' come morire."

Amare senza amore altro non è che vivere senza libertà di farlo realmente. L'amore di Magritte risultava platonico e ideale, Schiele sceglie di elevare l'amore nella sua essenza ultima: nella capacità di amare e di farsi amare. Senza il bisogno di censure, senza ipocrisie, ma nella maniera più umana possibile. Egli dipinge un concetto di amore eterno attraverso la rappresentazione della limitatezza dell'essere. Racchiude un sentimento infinito in un corpo destinato alla morte.
Ma la morte è forse la realizzazione più concreta di ciò che infondo è la vita. Essa è onnipresente all'interno del quadro, sia per i colori pallidi dei corpi, sia per quelli scuri dei capelli, sia per il lenzuolo che sembra voglia inghiottirli in una fine abissale, ma accogliente.
La paura e la voglia di morire di essi ci ha sempre lasciate attonite, come se non fosse necessario parlare: era tutto esattamente come e dove doveva essere. Ti ritrovi, di punto in bianco, a esser messo davanti alla tua condizione umana volta alla disgregazione e ti senti, per la prima volta, 'uomo'.


Schiele è stato il cambiamento che voleva vedere nel mondo.
Schiele, ancora prima di Gandhi, ha rotto gli schemi e ne ha dipinti di nuovi.
Schiele ha scelto di essere Schiele, grande tra i grandi.
L'arte di Egon ci rende liberi di perderci nell'infinito della nostra esistenza, di sentirci limitati, ci rende liberi di essere esseri umani in balia di emozioni che ci porteranno a dipingere il quadro della nostra vita.


Abbiamo deciso di cambiare impostazione rispetto agli articoli precedenti, in modo da renderli differenti, piacevoli e discorsivi. Speriamo vi sia piaciuto e abbia suscitato qualcosa, anche una piccola curiosità.
Non fuggite la realtà dei fatti, ma rendetela bella ai vostri occhi riuscendo a cogliere anche in qualcosa di terribile come la morte, un senso di rinascita.

Silvia Bottero, Claudia della Monica

da PensieriParole <http://www.pensieriparole.it/aforismi/arte/frase-64659?f=a:10421>

I ORIGINS – RECENSIONE



“Credo che noi due ci conosciamo da sempre, sai perché? Quando c'è stato il Big Bang tutti gli atomi dell'universo si sono uniti in un minuscolo puntino che poi è esploso. Quindi i miei atomi e i tuoi atomi erano sicuramente insieme, chissà, magari si sono uniti diverse volte negli ultimi tredici virgola sette miliardi di anni. I miei atomi conoscono i tuoi atomi, li conoscono sin dall'inizio. I miei atomi hanno sempre amato i tuoi atomi.”

Ian Gray , dottorando in biologia molecolare , incontra ad una festa in maschera una giovane modella , Sofi . L’incontro è fugace , ma gli occhi particolari della giovane fanno innamorare Ian , tanto che la cercherà (fino a trovarla) per tutta la città. Sette anni dopo Ian e Karen , la sua partner di laboratorio , fanno una scoperta che potrebbe mettere in crisi tutto il suo mondo.


Diretto da Mike Cahill “ I Origins” è un film complesso , un gioiello dei film di fantascienza d’autore. L’intera pellicola si sviluppa attorno al tema della contrapposizione tra fede e scienza , tra un universo scientificamente provato e un mondo basato su emozioni prive di logica. Una riflessione sull’uomo e sul suo modo di guardare le cose che stanno al di là della sua percezione . La scienza come ci mostra il film può essere il mezzo per arrivare all’obiettivo supernaturale , e non un modo per spiegare il fenomeno .Tuttavia se non conosco una cosa posso immaginarla , se una cosa è incredibile posso renderla credibile. Un film che per una volta riesce ad unire fede e scienza e a dimostrare quanto entrambe siano uno dipendente dall’altra.

Un film che non si dimentica facilmente , che dice e dà tanto. Supportata da una regia poco invadente e che riesce ad essere attenta ai temi affrontati . Ottima la fotografia e azzeccata la scelta del cast . Consigliato per chi non si ferma mai alla superficie.

- Maria Torromeo


domenica 23 agosto 2015

La poesia, non è morta.


Volsi l'occhio intorno.
Era buio, 
le stelle scomparse con le mie preghiere
e Dio s'era dimenticato di me.
Sentivo freddo 
e, a compagnarmi, avevo i latrati lontani 
dei cani da caccia che annusavano le volpi 
con rabbia.
Le tegole del tetto dov'ero 
svanivano da sotto i miei occhi, 
inghiottite da una notte 
che per la prima volta, 
dopo tante che mi aveva cullata,
m'era nemica.
Non scorreva più il tempo, 
rimanevo ferma instabile,
a pochi minuti dopo scoccate le tre.
Mi tastavo le vene 
senza sentir nulla più che niente 
e le campane non rintoccavano più, 
se non a morto.

- Alessandra Bartolomei

In memoria d'un uomo normale come noi tutti della cui esistenza nessuno saprà mai nulla più di chi gli fu affezionato.

Cultura è anche ricordare che esistono eroi a cui non viene attribuito nessun onore pubblico, speriamo.

sabato 22 agosto 2015

Van Tassel, Solganda e l' Integratron.

George Van Tassel, il 24 agosto 1953 fu svegliato da un alieno.
Aveva sembianze umanoidi, indossava una tuta grigia e si rivolse a lui «in un perfetto inglese», come Van Tassel riferì anni dopo durante un’intervista.
L’alieno gli disse di chiamarsi Solganda, di avere circa 700 anni e provenire da Venere.(il codice fiscale se l'era dimenticato a casa).
spiegò a Van Tassel che, lì vicino a Landers, l'attendeva l'astronave di cui era capitano e lo invitò a salire a bordo. Solganda gli rivelò che i metalli che gli umani usavano per la costruzione di edifici interferiva pesantemente con le loro frequenze radio e stava disturbando ''il flusso di pensieri interplanetario''.
A quel punto Solganda gli consegnò il progetto per costruire una struttura che al proprio interno avrebbe sospeso la legge di gravità, esteso la durata della vita umana e agevolato i viaggi nel tempo. Solganda se ne andò e Van Tassel non lo rivide mai più.
All’epoca Van Tassel aveva 43 anni e si era trasferito a Landers con la sua famiglia sei anni prima. Il paese si trova all’interno del deserto Mojave e lì, aveva preso in gestione un piccolo aeroporto. In precedenza aveva lavorato come ingegnere aeronautico per alcune società americane, prima di decidere di trasferirsi a Landers.
L’edificio che Van Tassel costruì con le istruzioni dategli da Solganda,fu concluso circa vent’anni dopo. Realizzò l’edificio quasi interamente in legno (regalotogli da un suo ex datore di lavoro, si dice) e finanziando la sua costruzione con svariate donazioni. Lo chiamò “Integratron” e spiegò che era «un generatore elettrostatico ad alto voltaggio che avrebbe rifornito un gran numero di frequenze al fine di ricaricare la struttura cellulare». In pratica, la fonte della giovinezza degli anni 80.
L’edificio fu costruito a forma di cupola, e pitturato di bianco: era alto circa 11 metri e aveva un diametro di quasi 17 metri. Sulle pareti della struttura furono costruite 16 finestre rettangolari. All’interno una struttura in legno formava una specie di cupola, mentre il pavimento era quasi lucido. Fuori, attorno, non c’era praticamente nulla.

Van Tassel morì nel 1978 a poche settimane dall’inaugurazione ufficiale dell’edificio, lasciandolo incompleto. Il sito ufficiale dell' Integratron spiega che «i macchinari di George Van Tassel, i suoi appunti e i suoi schemi scomparvero poco dopo la sua morte, e non sono ancora stati ritrovati. La cartella che l’FBI ha messo insieme su di lui è ancora top secret». A causa dei debiti, la sua seconda moglie fu costretta nel 1986 a vendere la struttura per 50mila dollari.
L’Integratron fu acquistato da Emile Canning e Diana Cushing, che lo aprirono al pubblico. Fu così che L'integratron, qualunque cosa avrebbe dovuto essere secondo Solganda e Van Tassel, divenne una specie di meta per appassionati di avvistamenti UFO e sessioni meditative.

- Alessandra Bartolomei

venerdì 21 agosto 2015

Il dolore può essere arte?

Buonasera lettori!
La volta scorsa ci siamo lasciati augurandoci un 'Buon Ferragosto' grazie alla realtà surreale e misteriosa di Rene` Magritte. E sta volta?! Beh oggi abbiamo deciso di guardare l'arte da un altro punto di vista.
Secondo voi, catturare l'attenzione attraverso l'arte per qualcosa che e' tutt'altro che salutare' funziona?
Pensate solo a come sono cambiati semplicemente i pacchetti di sigarette: ne vengono creati sempre di nuovi, di più belli, di più particolari, di più accattivanti.
Per questo la domanda seguente e': attraverso l'arte cosa si può creare?
Tutto.
Tuttavia l'arte che cosa esprime? La continua ricerca della perfezione, della bellezza pura, del modo in cui esprimere la giusta sensazione, nel cercare la costante attenzione di chi guarda.
La grande forza dell'arte si basa appunto sul lasciare qualcosa, una curiosità, una voglia di acquisirne ancora.
Ecco, i pacchetti di sigarette, la loro estetica rendono proprio questo principio e i grandi monopoli cercano di incentivarne la vendita innovandoli continuamente. 



Basta vedere l'ultima edizione utilizzata dalle Chesterfield, sia rosse che blu, dove i pacchetti prendono le sembianze di tele per accogliere gli schizzi di colore dovuti ai differenti generi musicali che rappresentano. Il rosso, il nero e il giallo esprimono tutta la grinta richiesta dal Rock; Il celeste, il fucsia e l'argento hanno proprio la faccia di chi ama l'Elettro; il blu e il giallo tirano a se` il Drum&Bass.
E tutti questi pacchetti risultano perfettamente armonizzati, perfettamente adatte a chi, oltre che concedersi una sigaretta, ha anche voglia di passarsi il contenitore tra le mani e scorrere con gli occhi le varie strisciate di colore. Anche l'occhio vuole la sua parte, no?! In questo modo l'arte si unisce all'utile, e ciò porta guadagno da entrambe le parti, ma in maniera differente.
Da un lato il guadagno concreto del venditore, dall'altra il guadagno di poter lanciare un piacevole sguardo a ciò che più nuoce alla salute.
Perché considerarla arte?! L'arte e' la manifestazione anche del male. Del dolore, della ricerca di un'emozione passeggera.
La sigaretta cosa e' in fondo?! Voglia di tranquillità. Ecco perché l'estetica del pacchetto rientra in ciò che si può considerare 'espressione artistica'.


Espressione artistica che manifesta anche le emozioni peggiori che un essere umano possa provare.
Molti pittori, disegnatori, fotografi, musicisti e tutti coloro che manifestano nel loro fare quotidiano ciò che provano e sentono, pensandoci, osservando, leggendo, ascoltando, vedendo raffigurati su tela, su carta o anche -perché no- su pelle, provano dolore nell'osservare ciò che la loro mente ha creato; ciò che le loro mani hanno plasmato, ma e' effettivamente questo ciò che porta loro dolore.
Anche nelle sigarette, chi non rimane estasiato nel vedere che hanno cambiato il loro aspetto, qualcosa di nuovo in qualcosa di vecchio, qualcosa di più bello in qualcosa di brutto.
L'arte esprime il dolore provato, ma al tempo stesso la gioia, il senso di liberazione estremo nel raffigurarlo.
Picasso ne e' un chiaro esempio: il 'Periodo Blu' era proprio questo. 


Esso era la rappresentazione concreta delle paure, delle disillusioni, delle angosce e del dolore che risiedevano in un solo uomo.
Ed e' solo da quest'uomo che ci e' arrivata una quantità di quadri che si son aggiunti a tutti quelli di coloro che mantengono viva la nostra storia. Il dolore e' parte di questa storia, della storia di Picasso, della storia di ognuno di noi.
Disegnare, per Pablo, era uno sfogo, era un ricordarsi quelle esatte sensazioni provate nel momento stesso in cui si ha sofferto. Era una fotografia da poter riguardare, anche a distanza di tempo, con la sicurezza che avrebbe riportato alla mente quei mali che lo avevano fatto cadere in quel baratro di mere emozioni.
Per noi, per altri, il dolore si può esprimere col fumo, col disegnare nell'aria le mancanze, passandosi tra le mani questi pacchetti. Sempre nuovi, più accesi, più vicini, quasi a conforto del male dell'uomo.
Il paragone tra fumo e arte, tra dolore rappresentato e meraviglia nel vederlo portano proprio a concepire l'arte come mezzo a 360 gradi in grado di potersi accostare a qualsiasi cosa, rimanendo sempre in armonia con l'insieme e in grado di lasciare un messaggio, a volte chiaro, a volte avvolto nel mistero.
Vi lasciamo con questa riflessione venutaci oggi durante una tranquillissima 'pausa sigaretta' e ci scusiamo per essere usciti cosi' tardi, ma siamo state abbandonate dalla connessione per alcune ore e in più il computer ha anche deciso di prendersi una pausa lunga quanto un giubileo..
Alla prossima ragazzi!

Silvia Bottero, Claudia della Monica



Robin Williams: the Top 10.

Robin Williams.        

Quanti di noi conoscono questo nome.
E vi prego, non sia mai che vi salti in mente l'immagine dell'ex cantante dei Take That.
No.

Rimembrate? Quel personaggio costantemente presente nella vita di tutti noi partendo dai primi ricordi d'infanzia legati al mondo del cinema e della televisione (oltre a Tonio Cartonio e la Melevisione , si. Accannate co 'sta roba su.).
Parliamo dell'attore tragi-comico più talentuoso mai conosciuto.  Proprio lui, che possedeva il "dono", come ci piace definirlo, una rara capacità di far sbocciare, col suo estro e la sua passione, la risata più spontanea e sincera nelle persone.
Un vero e proprio contagio, comunicando il suo essere attraverso i suoi vari ruoli interpretati.
Buffo, autentico ed eccentrico, questo è il nostro ricordo dell'uomo che, ammettiamolo dai, ha impersonificato anche il ruolo di uno zio bizzarro e giocoso per tutti noi.


Ad un anno dalla sua morte, celebriamo la sua  memoria attraverso una classifica ( non di certo esaustiva ) dei 10 migliori film di uno degli attori più famosi e apprezzati dell’ultimo ventennio.

10. Jumanji ( 1995)
Diretto da Joe Johnston  racconta di  due ragazzi (interpretati da Kristen Dunst e  Bradley Pierce) che trovano un gioco da tavolo magico, ma durante il gioco rilasciano un uomo intrappolato per decenni in esso e una serie di pericoli che possono essere fermati solo se si finisce il gioco. Film che insieme Mrs. Doubtfire hanno segnato la nostra infanzia , e che grazie all’imprevedibilità delle situazioni e alla comicità di Robin lo rende perfetto per tutta la famiglia.

9. Mrs. Doubtfire (1993)
Uno dei film più famosi e che più di tutti ci ha fatto amare Robin Williams , racconta di  come dopo un divorzio piuttosto turbolento , il padre Daniel ( interpretato da Robin Williams) si traveste da tata per trascorrere più tempo con i suoi figli. Un film perfetto sia per i bambini che per le loro famiglie , una commedia che alterna momenti esilaranti ( vi ricordate la scena con l’assistente sociale ? ) con momenti seri e problematici , supportata da una sceneggiatura delineata in modo tale da non rendere il tema del divorzio troppo pesante agli occhi dei bambini .

8.Hook – Capitan Uncino (1991)
Diretto da Steven Spielberg , troviamo un Robin Williams nel ruolo di un Peter Pan un po’ troppo cresciuto che ritorna sull’Isola Che Non C’è  per recuperare i suoi figli rapiti dal cattivissimo Capitan Uncino. Una favola d’infanzia , che riserva agli adulti un’importante lezione di vita ,  quella di non smettere mai di essere bambini.

7.La leggenda del Re Pescatore (1991)
Alla regia troviamo Terry Gilliam che dirige un Robin nelle vesti di un barbone vittime inconsapevole di un ex Dj radiofonico interpretato da Jess Bridges. Un film diverso dal solito , incentrato sul tema dell’amicizia importante per superare momenti di sconforto. Tuttavia temi così realistici vengono affiancati ad un mondo fiabesco tipico di Gilliam.

6.Good Morning Vietnam (1987)
In questo film Robin William interpreta  il ruolo di un irriverente  conduttore radiofonico inviato a Saigon per risollevare l’umore delle truppe americane impegnate nella guerra del Vietnam. Un mix di sarcastiche battute e provocazioni il tutto accompagnato da una buona dose di rock’n’roll. Non resta che dire “Goooood Morning Vietnaaaaam! Ehi, non è una prova questa, questo è rock-n-roll! ’’

5.L’uomo bicentenario (1999)
Racconta di un robot di nome Andrew acquistato per svolgere i compiti più umili che per colpa di un incidente inizia ad acquisire e a provare le emozioni. Accolto non molto bene dalla critica , questo film ci regala delle scene degne di essere ricordate per l’immensa umanità di Andrew. Un personaggio in continuo conflitto tra mortalità e immortalità , perfetto per Robin Williams.

4. Patch Adams (1998)
Ambientato negli anni ‘70 racconta di un medico Hunter Doherty "Patch" Adams che porta avanti un nuovo tipo di terapia tra le corsie dei reparti , la terapia del sorriso. Tratto da una storia vera , ancora una volta Robin Williams riesce a non deludere le attese e a dare vita ad un personaggio incantevolmente malinconico.

3.Will Hunting – Genio Ribelle (1997)
Capolavoro di Gus Van Sant , sceneggiatura scritta da Matt Damon e Ben Affleck e con protagonista Robin Williams ,vincitore di due premi Oscar , altro da aggiungere? In questo film Robin interpretava un ex-psicanalista , che decide di ricominciare ad esercitare per risolvere il caso di un giovane ribelle con problemi di comportamento . Uno dei migliori film mai realizzati , una finestra aperta sui meccanismi distruttivi della nostra mente.

2.L’Attimo Fuggente (1989)
“Oh Captain! My Captain!“. Ogni volta che sentiamo o leggiamo questi versi di Walt Whitman è impossibile non ricollegarli all’emozionante e famosissimo film L’Attimo Fuggente. In un severissimo collegio maschile nel 1959 viene nominato un nuovo professore di letteratura ,John Keating. Fin da subito sovverte l’insegnamento tradizionale per  portare avanti invece un metodo di studio completamente nuovo , che riuscirà ad infondere l’amore per la poesia e una grande fiducia nelle capacità di questi studenti. L’Attimo Fuggente è una pellicola che fa emozionare e riflettere , ma che soprattutto critica questa società che punta ogni giorno a soffocare i nostri sogni e le nostre libertà.

1.Al di là dei sogni (1998)
Chris e Anne sono una bellissima coppia , hanno tutto, benessere, due splendidi figli. Un incidente però li porterà via da loro, dando inizio ad un susseguirsi di tragedie. Infatti morirà anche Chris e Anne non sopportando il dolore deciderà di togliersi la vita. Chris riuscirà ad andare in paradiso mentre lei per colpa del suo atto dovrà andare all’Inferno , ma l’amore di Chris riuscirà a farli rincontrare e a salvarla.Un film amaro e duro, ma che tuttavia ci regala momenti commoventi e di grande valore.

"Ti viene data solo una piccola scintilla di follia. Non devi perderla."

- Maria Torromeo e Marina d' Avello



martedì 18 agosto 2015

Le sfumature dell'amore, in 10 differenti canzoni italiane

- Amore, con la A maiuscola: Franco Battiato, 'La cura'.
Canzone importante, che ha fatto la storia e, assolutamente senza tempo. Da dedicare ad un/una fidanzato/a, una moglie o un marito, oppure ad un/una figlio/a, una mamma, un papà... Il testo fa venire i brividi per le parole bellissime, la melodia è in armonia con ciò che trasmettono le parole e... Questa canzone merita assolutamente la prima postazione.
''Non hai fiori bianchi per me? 
Più veloci di aquile i miei sogni,
attraversano il mare. 
Ti porterò soprattutto il silenzio e la pazienza. 
Percorreremo assieme le vie che portano all'essenza.
I profumi d'amore inebrieranno i nostri corpi, 
la bonaccia d'agosto non calmerà i nostri sensi. 
Tesserò i tuoi capelli come trame di un canto.'' 

- Amore a metà: Marina Rei, 'Cuore a metà'.
Chi, meglio di Marina Rei, può raccontare un amore così turbolento? Lei,divisa fra due amori, la sua voce unica ed insostituibile, ed un testo che ruba il cuore, e che neanche ha bisogno di essere spiegato... Basta chiudere gli occhi, ed ascoltarlo.
''E mi confondo,
tra tanta gente la gente che c'è. 
Sono qui e piango,
sono qui, e piango con l'anima mia. 
Sono, ma non sono più la stessa? 
Dimmi chi sono! 
Sono, chi sono? Io senza te...'' 

- Amore materno: Elisa Toffoli, 'A modo tuo'.
Non c'è canzone che possa far più commuovere. Sarà per la voce di Elisa, per il video o per il testo che arriva dritto al cuore... L'amore di una madre e la crescita progressiva di una figlia, raccontati in 3 minuti di canzone.
''Sarà difficile 
lasciarti al mondo, 
e tenere un pezzetto per me,
e nel bel mezzo del 
tuo girotondo 
non poterti proteggere.
Sarà difficile, 
ma sarà fin troppo semplice, 
mentre tu ti giri, 
e continui a ridere...'' 

- Amore finito: Mina, 'Ancora, ancora, ancora'.
Con la bellissima voce di Mina, e il meraviglioso testo, questa canzone è in assoluto la migliore che racconta un amore finito, e la disperazione di una donna ancora innamorata, che chiede 'ancora'...
''Io ti chiedo ancora,
la tua bocca ancora,
le tue mani ancora, 
sul mio collo ancora, 
di restare ancora,
consumarmi ancora, 
perchè ti amo ancora, ancora e ancora...''

- Amore infelice: Mia Martini, 'Minuetto'.
Amore di una donna non corrisposto, raccontato da una voce che ha fatto la storia della musica italiana, ed un pianoforte che accompagna testo e voce, creando una melodia perfetta per questa canzone.
''Rinnegare una passione no, 
ma non posso dirti sempre sì, e sentirmi piccola così, 
tutte le volte che mi trovo qui di fronte a te. 
Troppo cara la felicità, per la mia ingenuità. 
Continuo ad aspettarti nelle sere per elemosinare amore...'' 

- Amore felice: Arisa, 'Meraviglioso amore mio'.
Quale miglior canzone può raccontare un amore felice? Con la straordinaria e limpida voce di Arisa, questa canzone toglie il fiato, soprattutto se fatta con voce e piano.
''Meraviglioso amore mio,
meraviglioso come un quadro che ha dipinto Dio, 
con dentro il nostro nome...
Meraviglioso amore mio, 
bisogna averne cura 
stringiti forte su di me 
così non ho paura mai.''

- Amore libero: Tiromancino, 'Liberi'.
In genere non mi piacciono i video delle canzoni che ascolto, eppure il video di questa canzone mi ha fatta rimanere con gli occhi incollati allo schermo. Bellissimo il video, le parole, la melodia 'leggera e libera' che accompagna la voce di Federico Zampaglione.
''Ora che siamo liberi così,
di sceglierci ogni volta invece che,
lasciare troppe cose già decise, 
a scegliere per noi. 
Che siamo liberi da qui 
di lasciarci andare e poi 
riprenderci,
perché l'amore non finirà 
se è anche libertà!''


- Amore acerbo: Anna Oxa, 'Quando nasce un amore'.
Meravigliosa e storica canzone, non mi stanca mai. L'estensione vocale di Anna Oxa in questa canzone fa venire i brividi ed entra nel cuore. Assolutamente perfetta per descrivere un amore appena nato, ed appunto, acerbo.
‘Ed è come un bambino che ha bisogno di cure 
devi stargli vicino devi dargli calore,
preparargli il cammino,il terreno migliore, 
quando nasce un amore, un amore.''

- Amore spezzato: Negramaro, 'Sei'.
La voce di Giuliano Sangiorgi + melodia lenta e triste + testo mozzafiato = canzone per eccellenza nei momenti di 'depressione'.Questa canzone descrive alla perfezione un amore finito, e la tristezza di una persona che non riconosce più quella con cui stava.
‘Ehi vuoi ascoltarmi,
ho ancora altre facce da indossare tu chi sei,
non mi assomigli tra quelle che ho cucito 
e non ricordo più chi sei,
tu sei,non sei,più quel che eri un tempo
e ora sei quel che c'è,
di diverso da me.''

- Amore eterno: Ligabue, 'Tu sei lei'.
Canzone che ha appassionato milioni di persone la scorsa estate, ed ancora si canticchia il ritornello appena si sente alla radio. Bellissima e perfetta da dedicare alla 'Lei', con cui si vuol passare il resto della propria vita.
‘E mi hai salvato tante volte,
da qualche tipo di altra morte,
andando dritta sulla verità.
E mi regali un altro giorno 
in cui sembra tutto fermo 
ma tutto si trasforma,
tutto si conferma.
e lasci in giro il tuo profumo 
come a dirmi "io ci sono" 
come a dirmi "sarò sempre qua!''

Spero vivamente che questo articolo vi sia piaciuto ragazzi! Lasciateci un commento, quì sotto!
- Ludovica Viola

domenica 16 agosto 2015

A.A.A. Cercasi: voglia di confronto.

Abbandono per oggi la cronaca in favore d'una richiesta di confronto.
Quando da queste parti si dice di 'proporre' s'intende di prendere parola ed esprimersi liberamente.

- Antonio Gramsci (spunti di riflessione)
Avremo tutta la vita per stare a sentire notiziari pieni di disgrazie che accadono ogni giorno, e centinaia d'ore da usare per chiuderci su un film che proclama una teorica e fantasiosa apocalisse che si occuperà di metterci ansia, ma per noi sapremo avere tempo? Pensando anche a questo, è nato il blog. Per il troppo poco tempo che realmente abbiamo da dedicare a chiederci il "perché" di alcune cose. E per la voglia di aver risposte. Vere. O per lo meno di riceverne da chi è aperto al confronto.
Quando le persone che hanno scritto e pubblicato durante questa settimana, hanno saputo del progetto erano entusiaste di poter dire la propria e sentire quella di altri.
Quel che ci chiediamo è: c'è realmente vento di cambiamento?! E chi affiderebbe il compito di 'cambiare' a dei ragazzi?
Beh, a mio parere noi stessi.


Gramsci disse: odio gli indifferenti. Mi ispiro a lui per qualche istante.
Non dobbiamo essere indifferenti, non credete? Qualunque sia il nostro pensiero, perché non esprimerlo! Un uomo qualche settimana fa si è premurato di ricordarmi che  la nostra maggiore risorsa siamo noi stessi... E in effetti perché non contare su di noi, prima di tutto, e cercare di costruire una nostra criticità? 
Jean François Marie Arouet, meglio noto con lo pseudonimo di Voltaire scrisse: "potrò disapprovare ciò che direte, ma difenderò fino all'ultimo il vostro diritto di dirlo."
Te lo diciamo noi è anche, e soprattutto, un baluardo di difesa di un diritto che sempre più sembra essere sulla via del disconoscimento.
La libertà di SAPERE, CAPIRE e PARLARE.
Rmetto a voi il compito di criticare ciò che ho considerato o d'esprimervi in favore di queste considerazioni.

- Alessandra Bartolomei.








sabato 15 agosto 2015

Itinerario nell'arte - Renè Magritte

"Non dipingo: utilizzo oggetti che hanno l'apparenza di quadri, perché il caso ha fatto sì che questa forma espressiva convenisse meglio ai miei sensi." (René Magritte)


René Magritte è stato uno dei massimi esponenti del Surrealismo. Pittore belga le cui opere hanno sempre ostacolato l'interpretazione dei più celebri critici dell'arte.
Spesso, specialmente i volti coperte da lenzuola, sono state ridotti a semplici traumi psicologici dovuti al ritrovamento del cadavere della madre nel fiume Sambre.
Tuttavia l'intera produzione dell'artista punta sul rappresentare la realtà mettendone in dubbio la veridicità. Egli allude al tutto come mistero e non intende definirlo.
Parla del concreto ricollegandolo all'astratto.

Intendiamo dedicare la settimana che si prospetta a René Magritte in quanto, spesso e volentieri, siamo i primi a rimaner intrappolati dal dubbio e dal mistero che permea la nostra, non sempre, limpida esistenza.

Quest oggi l'opera che andremo a trattare sarà la seguente...


Les Amantes


Il quadro raffigura due amanti che si baciano appassionatamente, con le teste coperte da un panno bianco che impedisce loro di vedersi e comunicare, suscitando una certa inquietudine e angoscia. La scena è poi completata da uno sfondo fortemente contrastato di tona blu e dalla cornice classicheggiante che riveste la rossa parete, riportando agli occhi i tempi antichi.
I due lenzuoli sono resi con un abile uso dei chiaroscuri e sono fonte di luce dell’intera opera. La composizione è equilibrata sia dal punto di vista geometrico che plastico, anche attraverso il rapporto che il pittore crea tra il rosso del muro e il rosso della camicia della donna. Questo rosso che spicca, però sempre in secondo piano rispetto alla luce del bianco dei lenzuoli, richiama il rosso del sangue e quindi della morte (riferimento al suicidio della madre).
Tra le due figure quella più emblematica è la figura maschile: giacca scura, camicia bianca e cravatta, semplice e ordinata, che alla vista non resta impressa. Un soggetto qualunque. Magritte rappresenta di continuo individui anonimi con il volto coperto, o addirittura senza volto, senza un’identità che li caratterizzi. Questo bacio fra i due amanti è un’immagine che parla di morte e di impossibilità di comunicare. Nascosti dietro i loro sudari, si scambiano un amore muto incapace di un linguaggio diverso da quello del corpo, esprimendo una forte passione nonostante la mancanza di dialogo. Possiamo considerarlo il “bacio della morte”? Un bacio tra due defunti, o in procinto di essere tali? Privati dei sensi della vista e del tatto, dell’esperienza sensibile, agli amanti è vietato di conoscersi.
Ciò che vuole mostrare l'artista, vedendolo in chiave nettamente romantica e ottimista, è la straordinaria capacità dell'amore di saper andare oltre le apparenze. Sapersi cibare dell'essenza stessa dell'amato senza dover tener conto in toto delle sue sembianze fisiche. L'amore di cui si fa portavoce Magritte è un amore platonico, quasi al pari di quello di Dante nei confronti dell'angelica Beatrice, o di Leopardi per la bella e puerile Silvia.
Prendendo spunto da questo capolavoro, anche fotografi si sono cimentati in rappresentazioni in chiave moderna dell'opera, sempre però tenendo bene a mente il messaggio di cui essa è portatrice.





L'idea di fotografare due giovani di fronte al mare sembra voler sottolineare la purezza e l'innocenza che si cela dietro il gesto stesso del bacio. Essi stanno racchiudendo in questo attimo tutta la potenza che può assumere l'atto visto nel suo assoluto.
Oppure troviamo rappresentazioni in cui il richiamo al quadro è evidente e ben chiaro, come ad esempio:





In quest'opera, chiaramente utilizzata per render vivo il quadro di Magritte, si può notare che i due amanti non son stati fedelissimi nel far prendere vita al quadro, dal momento che la donna non indossa il tipico vestito scarlatto e i panni che coprono i volti sono rossi. Sarà un chiaro riferimento a quella corrente che metteva il suicidio della madre dell'artista come fonte primaria di ispirazione?!
Fatto sta che non riescono a trasmettere appieno ciò che il quadro in sé e per sé dice realmente. Sebbene ciò, vediamo come la donna sembri star rivelando i suoi sentimenti all'uomo in questione, perciò quello che voleva sottolineare colui che ha ideato questa fotografia è proprio l'imbarazzo nel voler rivelare i propri sentimenti per la paura di un rifiuto.
Chi non ha mai avuto paura di essere rifiutato?
Ma l'influenza del maestro del dubbio è stata apprezzata anche da giovani e bambini. Numerose son le braccia che fanno da tela per questo meraviglioso quadro e, altrettanto numerosi, sono i disegni maldestri dei bambini che cercano di cimentarsi nel ricostruire questi due 'innamorati col cappuccio'.





Chissà a chi appartiene questo tatuaggio, eppure è portatore di un grande messaggio: "L'arte non è solo formata da pennello e tela, ma anche da pelle e macchinetta nel momento stesso in cui tu ti senti arte. Questo perché anche tu, nel tuo piccolo, sei una tela bellissima da poter riempire di storie, immagini, segni. TU SEI ARTE."







Concludiamo con questo il primo articolo dedicato ad uno degli artisti che più ammiriamo, un caldo abbraccio e, nel caso abbiate voglia di vedere qualcosa che particolarmente vi sta a cuore inerente all'argomento, non esitate a chiedere!

Silvia Bottero, Claudia della Monica

mercoledì 12 agosto 2015

Gli artisti siamo noi.

"Il mondo non è stato creato una volta, ma tutte le volte che è sopravvenuto un artista originale."

(Marcel Proust)



Se la storia dell'uomo fosse scandita dall'arte, sarebbe più facile impararla.
Sarebbe più semplice sentirla propria. Sarebbe meno difficile trovare il proprio posto nel mondo e, magari, ci si armonizzerebbe con un insieme e la paura della solitudine sarebbe una piccola sfumatura all'interno della nostra esistenza.
Sarebbe umano viverla tutta.
Un bel quadro da guardare, una linea del tempo dipinta su una tela di ricordi, di bei ricordi.
Eppure la storia la fanno gli uomini, i vincitori, coloro che cancellano altri uomini. Coloro che vincono, coloro che eliminano la storia di altri.
Così facendo dimentichiamo.
Dimenticare, senza ricordare.
E ci si perde, i colori svaniscono, le storie passano e cambiano e, lentamente, diventiamo meno pieni, più scuri, meno umani.
"Art is a way of survival" perché ha lo scopo di tenere accesa la nostra memoria, il nostro essere, la nostra storia.
Ed è la storia che ci identifica. Ed è l'arte che ci rende vivi.
Ecco perché l'uomo, per sentirsi tale, ha bisogno di creare.
Necessita di dare sfogo alla propria creatività inondandone la realtà che lo circonda. Lasciando un segno, una foto della propria storia. Una pennellata di sé sulla tela della vita.
Potenzialmente tutti siamo artisti, inconsapevolmente tutti siamo uomini e abbiamo quest'istinto e desiderio di essere ricordati.
Tenendo a mente ciò, noi, Silvia Bottero e Claudia della Monica, ci occupiamo di questa sezione: "Arte". Vogliamo scoprire con voi i segreti, ascoltare le dichiarazioni, curare le sofferenze dei quadri, degli artisti, delle foto che riempiono la nostra memoria storica.
Desideriamo dedicarvi una sezione interattiva in cui poter dire la vostra opinione, chiedere voi cosa avete voglia di vedere.
Inoltre se avete disegni, foto, voglia di dire la vostra potete contattarci alla e-mail dedicata a voi lettori: telodiciamonoipress@gmail.com

Vogliamo indire "La settimana dell'artista" per rendere giustizia al ricordo di quei quadri o artisti che nessuno ha mai sfiorato con gli occhi.
L'arte non cancella i dolori, l'arte non elimina la sofferenza, l'arte non esaudisce i desideri, ma resta accanto cercando di risultare cura essenziale per la vita.

Silvia Bottero, Claudia della Monica

martedì 11 agosto 2015

Qui si scherza molto seriamente..!

borgo di montagna, Carinzia
Partito tutto come una mini reinterpretazione più 'pura' dell'informazione che vuole essere d'impatto sui giovani e averli come protagonisti, "Te lo diciamo Noi" si fa pian piano più serio a partire dalla grafica, si, ma soprattutto negli argomenti trattati e da trattare mantenendo l'originario desiderio di FAR SAPERE e di CONFRONTARSI: oltre alla cronaca quindi, e al cinema e alla musica,
st. peter, spittal an der drau
ineditamente per i nostri amici e lettori, la redazione informa tutti di prepararsi allo spettacolo dei paesaggi mozzafiato dell' Austria e al relativo articolo su di essi.
Perché? Perchè su Vienna sarebbero bravi tutti, ma per quel che riguarda i borghi austriaci, beh, ci pensiamo noi.
In missione: la nostra illustratrice e seconda curatrice delle recensioni cinematografiche.
la scelta deriva dal fatto che oggi, parlare di disgrazie è 'semplice' ormai, e allora?! Allora troviamo ciò che di bello c'è da trovare! 
E nel frattempo domani è la volta, la prima, dell'angolo letterario!
Stay tuned! Te Lo Diciamo Noi vi aspetta!


- Alessandra Bartolomei

Il Mare nei grandi successi italiani: Top 10


1) ‘Ci vorrebbe il mare’, Marco Masini.
Pur essendo una canzone del 1990, quindi di 25 anni fa, è assolutamente senza tempo. Primo posto in questa Top Ten, per la melodia sempre bella, e mai noiosa, per la voce di Marco Masini originale e limpida. Le emozioni che trasmette questa canzone aumentano ogni volta che si ascolta.
‘’Ci vorrebbe il mare che accarezza i piedi, 
mentre si cammina verso un punto che non vedi... 
ci vorrebbe il mare, su questo cemento, 
ci vorrebbe il sole col suo oro e col suo argento.’’



2)‘Mare d’inverno’, Loredana Bertè.
 Canzone scritta da Enrico Ruggeri nel 1983, e cantata anche da lui. La versione di Loredana Bertè, con il suo timbro vocale particolarissimo, merita il secondo posto in questa Top Ten. 
‘’Il mare d’inverno, è un concetto che il pensiero non considera,
è poco moderno, è qualcosa che nessuno mai desidera..’’



3) ‘Onde’, Alex Baroni.
Questa canzone è del 1998, scritta anche da Alex Baroni, 4 anni prima della sua scomparsa. In questa canzone vi è una forte estensione musicale, date le caratteristiche vocali di Baroni.  
‘’Sei tu che come sabbia sei, quì con me... Io sono il mare su di te.
Onde sulle sponde, dei tuoi fianchi abbronzati vicino a me,
onde, più profonde, se ti guardo davvero che cosa non farei...’’



4) ‘Alta marea’, Antonello Venditti.
Pubblicata nel 1991, nell’album ‘Benvenuti in Paradiso’, ‘’Alta marea’’ è una canzone che non tramonterà mai, come d’altronde, non tramonterà mai la voce di Venditti, semplice, calda, e sempre commovente. 
‘’Tu sei dentro di me, come l’alta marea, che riappare e scompare portandomi via.
Sei il mistero profondo, la passione, l’idea,
sei l’immensa paura che tu non sia mia...’’



5) ‘Spiagge’, Renato Zero.  
Album ‘Calore’, ci troviamo nell’anno 1983. 32 anni fa, Renato Zero, scriveva questa canzone, la cantava, facendo appassionare tutti, nessuno escluso.  Canzone che racconta di un estate che se ne va, se ne sta andando, con malinconia e con la speranza dell’inverno che passerà veloce... Per rincontrarsi di nuovo, sulle Spiagge.
‘’Spiagge,
di corpi abbandonati,
di attimi rubati,
mentre la pelle brucia, un altra vela va...
Fino a che non scompare.
Quanti segreti che, appartengono al mare.’’



6) 'Tra te e il mare’, Laura Pausini.
Singolo che anticipa l'uscita del disco omonimo, nel 2000. Scritta da Biagio Antonacci e cantata dalla grande voce di Laura Pausini, è un altro successo italiano di cui andare fieri, che ha raggiunto una fama europea. La canzone racconta sempre del mare, e di un amore spezzato.
''Io che avrei vissuto da te, nella tua straniera città,
Sola, con l'istinto di chi sa amare 
Sola, ma pur sempre con te...''



7) ‘Mi piacerebbe andare al mare’, Mina.
Canzone sicuramente non famosa come le altre sopra elencate, ma bellissima e piacevole da ascoltare, anche grazie a colei che la interpreta. L’autore è Mingardi, ed è cantata dalla voce più importante della musica italiana, Mina.
Anno 2010, album ‘Caramella’.
‘’Mi piacerebbe andare al mare, amore, mi porti Lunedì?
Piantare tutto in asso, ma dirai che non si può.
Lo sai che sono seria ed educata ed al mio posto sto,
e fare l’amore, no, qui adesso proprio non si può.’’



8) ‘Mare, mare, mare’, Luca Carboni. 1992, canzone di 23 anni fa, ed il ritornello è ancora un tormentone che si canticchia durante l’estate!  Possiamo trovare questa canzone nell’album ‘Carboni’.
‘’Mare, mare, mare,
ma sai che ognuno c’ha il suo mare dentro al cuore, sì?
E che ogni tanto gli fa sentire l’onda...
Mare, mare, mare,
ma sai che ognuno c’ha i suoi sogni da inseguire sì, 
per stare a galla e non affondare, no, no...’’     


9) 'Acqua nell'acqua', Claudio Baglioni.
Canzone composta e cantata da Baglioni stesso, diviene la sigla per la VII edizione dei mondiali di nuoto. Siamo nel 1995, e la voce calda del cantante, armonicamente unita ad una piacevole melodia, racconta così il mare.
''Io che ho,
un cuore sincero che batte,
un cuore che batte davvero.
Cielo e oceano, acqua nell'acqua,
onda e nuvola, acqua nell'acqua, 
fiato dentro il fiato...
Io a te cos'è che ho dato?''



10) 'Neanche il mare', Negramaro.
Canzone del 2007, album 'la Finestra'. Distinguendosi per la particolarissima voce di Giuliano Sangiorgi che la interpreta, è l'unica canzone, in questa top 10, che racconta il mare in maniera meno dolce ma altrettanto incisivamente.
''Tanto non mi importa quanto cielo dovrò strappare,
per coprire e accarezzare quel sorriso,
che neanche il mare sa di avere,
e se sarai via da me io sarò quello che sei,
tu sai che peso ha su di te la mia pelle se poi non c'è,
per coprire e accarezzare quel sorriso,
che neanche il mare sa di avere.''




Ostia, Lungomare.