domenica 20 settembre 2015

Ci vediamo a Murmansk.

Ansia. È la parola giusta. Gli studi dei medici di base mettono ansia. Almeno a me. Ma seriamente. la scena era ridicola e allucinante.  Soprattutto dato che mi trovavo lì solo perchè mi avevano chiesto di andarci. Beh, insomma. Dopo il "buongiorno" da studio medico che ci scambiammo, soppesai, non so perchè quell'incamiciata da cui mi divideva la scrivania. Anche quella da studio medico.  
La donna che mi stava di fronte aveva studiato per anni medicina per poi arrivare a chiedere a me "Mi dica, riposa bene?". Lo trovai vagamente triste. E probabilmente feci una faccia davvero comica mentre pensavo a questo. O forse il sorriso che mi rivolse era più di forma che la dissimulazione di un'espressione annoiata. Ci riflettei un po' prima di risponderle ad ogni modo: mi succedeva da un po' di tempo a questa parte di dormire poco. Per qualche giorno. Da qualche mese. Di qualche anno fa. Succedeva a me sia chiaro. Ma non soltanto a me, no?!
Le risposi soppesando le tapparelle da studio medico: "A dirle la verità non mi ricordo l'ultima volta che ho dormito davvero tanto e abbastanza profondamente da riposare del tutto. Ma altrettanto vero è che il sonno leggero non ha ricadute d'alcun tipo sulla mia vita.".
Anche il suo "Temo che questo non possa essere possibile, non crede?!" Fu da studio medico. Neutro. Insinuante. Faceva venire i dubbi esistenziali sul possibile cancro che avevi contratto la sera precedente sbattendo il mignolo del piede contro l'angolo del comodino.
Ecco. Maledizione ai 'non crede'. Se avevo appena detto il contrario evidentemente no, non credevo. E se secondo lei avrei dovuto invece crederlo, beh, mi risultava difficile comunque. Ma immagino che tutti la pensino come me se dico che contraddire un dottore è come avere la nausea e cercare di non vomitare mentre qualcuno sventola davanti al tuo naso un crispy mc bacon.
Me ne andai poco dopo, senza aver concluso nulla e con un'ora e mezza di mattinata buttata lì, per uscire con un foglietto in mano dove la prescrizione indica perentoria l'uso di valeriana. E a me perentoriamente le cose non vanno dette. La prescrizione diventò uno straordinario aeroplanino in pochi secondi e volò per la prima ed ultima volta fin nel cestino.
In ogni caso la cosa interessante successe dopo, ma se non avessi odiato per tre minuti e mezzo quel foglietto con tutte cose illeggibili sopra, al Bistrot non ci sarei andata.
Il Bistrot è un locale niente male, il caffè è buono (seriamente), la sala carina, la musica piacevole, il bancone da bar nascosto dietro una libreria che fa da muro divisorio tra le due zone. Nella mia testa funziona che chi vuole stare in compagnia sta nella sala, chi ha voglia di star solo invece, si siede al bancone.
Quando ci sono andata, c'ero solo io al bancone. E poi quel libro. O almeno pensavo che lo fosse. Gli mancava la copertina, la rilegatura a nudo come una modella della Dior in tv.
Quando s'incontra qualcuno di sconosciuto al bancone di un bar, ci giurerei, è sicuro non si parli granchè. Coi libri è diverso. Intanto di solito non li si incontra al bancone, nemmeno al Bistrot. Se ne stanno fermi sui loro scaffali.
Lui, invece, lì, in qualche modo, c'era arrivato.
E del resto, poi, aveva parecchia voglia di raccontare qualcosa, nonostante fosse piuttosto malconcio. Curiosa io o affascinante lui, lo tirai giù dal bancone e me lo aprii tra le le mani.
Fu allora che lessi il titolo, in seconda pagina. E non capii per quale strano motivo, uno avrebbe dovuto incontrarsi in un posto come Murmansk.

- Alessandra Bartolomei

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